martedì 4 maggio 2021

Cani anticovid, il loro fiuto per individuare i campioni positivi al virus

Affidabili nel 95% dei casi e molto più rapidi (oltre che meno invasivi) rispetto ai tamponi

Sei provette con altrettanti campioni di materiale organico e un bassotto dall'aria felice e divertita. Lui, col naso, passa in rassegna i campioni e si ferma, impettito, davanti ad uno di essi, ben sapendo che da lì a pochi secondi arriverà la sua ricompensa: un bel bocconcino. E' la giornata di lavoro di Otto, un bassotto che da un anno prende parte al progetto scientifico del dipartimento di medicina veterinaria dell'Università Statale di Milano, nel laboratorio di fisioetologia di Lodi.

Il progetto mira ad addestrare i cani all'individuazione di patologie per le quali la diagnosi precoce può rivelarsi determinante. Inizialmente avviato per individuare i casi di tumore ai polmoni, oggi si sta sviluppando anche per contrastare il covid. "Ogni patologia produce i cosiddetti Vocscomposti organici volatili che il cane, grazie al suo olfatto, è in grado di percepire - spiega Mariangela Albertini, docente di Fisiologia ed etologia e coordinatrice del progetto.

"Questa prima fase - aggiunge - si sta svolgendo esclusivamente qui in laboratorio per insegnare ai cani a distinguere i campioni raccolti da persone positive e negative al coronavirus e avviene in collaborazione con il professor Massimo Galli e con l’ospedale Sacco. Il nostro obiettivo adesso è validare il metodo con una sensibilità almeno del 90%".

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