domenica 12 aprile 2020

Transumanza di Pasqua delle api

Camion con migliaia di alveari in viaggio verso fiori e caldo


(di Luca Prosperi) (ANSA) - TORNARECCIO (CHIETI), 11 APR - "Aprile. Andiamo, è tempo di migrare". L'anima antica e pastorale dell'Abruzzo cantata da D'Annunzio si rinnova e regala una nuova transumanza: milioni di api, migliaia di alveari che salgono sui camion per scendere a valle dalle montagne, come le pecore, e raggiungere il caldo, i fiori, il sud. Le primizie. In questi giorni sono decine e decine gli apicoltori abruzzesi che danno vita alla transumanza pasquale verso la Puglia, la Basilicata, verso gli agrumeti, le piantagioni di ciliegi, verso il paradiso delle impollinazioni, così ricercate dagli stessi agricoltori. Un nomadismo da dna, come racconta un apicoltore multipremiato di Tornareccio, Luca Finocchio, avanguardia con i suoi colleghi abruzzesi di questa misconosciuta migrazione: e si tratta di numeri imponenti. Il 15% del miele italiano, quello di qualità, non quello ad uso industriale, viene dall'Abruzzo. "Ora sono a Putignano (Bari) in mezzo ai ciliegi - racconta l'apicoltore - A Tornareccio ci sono 32 aziende, tra grandi e piccole. Ci sono generazioni di apicoltori super esperti. Io da solo ho trasportato 1300 arnie per 60 mn di api: dico che sempre che viaggio con lo stesso numero di abitanti italiani. Moltiplicate per tutte le aziende abruzzesi che viaggiano in questi giorni e troverete miliardi di api. La stagione non è partita benissimo: caldo a febbraio, forte escursione termica tra giorno e notte adesso, non c'è nettare. insomma, ci condiziona di più il clima del coronavirus. La siccità ha prodotto pochi fiori ovunque, c'è rischio di un calo di produzione, che penalizza noi abruzzesi che notoriamente facciamo un prodotto di alta qualità. L'inquinamento? Si è abbassato e va bene per tutto, ma per noi influisce poco, a noi da più fastidio il pesticida o gli ogm". Il coronavirus insomma influisce solo in termini commerciali, e la ripartenza, la fase 2, è un cima ai pensieri degli apicoltori: "Molti di noi hanno anche aziende didattiche, io stesso ho dovuto rinunciare a 2500 studenti che sarebbero venuti in visita tra le mie api.

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