La Spezia - Non è stata una semplice immersione a profondità elevate, l'ennesima sfida agli abissi, quella portata avanti da un gruppo di sommozzatori “da record”, guidati dal cacciatore di relitti di Arenzano, Andrea Bada, ma è stato un viaggio nel tempo per andare a vedere luoghi nelle condizioni in cui potevano essere cento anni fa, quando però l’uomo non li poteva ancora raggiungere.
Il blocco della gran parte delle attività nautiche ed industriali per oltre due mesi ha infatti, praticamente, riportato il fondo del mare ad uno status biologico simile a quello dei primi del ‘900, ma bisognava andare a vedere “di persona” . Ecco perché Andrea Bada, noto per aver ritrovato alcuni dei navigli perduti nei mari italiani, facendo immersioni estreme, si è reso protagonista di questa avventura irripetibile.
«Ho vissuto un’esperienza unica che non pensavo di poter ritrovare nel mio bagaglio personale - racconta Bada al rientro a terra - laggiù ora ci sono pesci che non hanno timore dell’uomo, è bastato poco per farli riappropriare di casa loro, l’acqua è cristallina ovunque, non c’è quella costante presenza di inquinamento che crea uno stato di torbido. E non siamo sottocosta, ma in mare aperto. La natura si è ripresa il suo posto.
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