martedì 23 aprile 2019

Vicenza, cane trafitto al collo da una freccia: operato dʼurgenza, è salvo

"Bastavano pochi centimetri e sarebbero stati lesionati gli organi vitali", racconta a Tgcom24 il veterinario che ha operato lʼanimale, di nome Aaron. "Ora sta bene ed è già tornato a casa dal suo padrone"

Con una freccia conficcata nel collo: così Aaron, un cane di taglia media, è stato trovato dal suo padrone la mattina di Pasqua, dopo che la sera prima era scappato da casa, nel Vicentino. Subito il cane è stato portato alla clinica veterinaria Bertollo di Camisano Vicentino, dove è stato operato d'urgenza. "Il dardo si era appoggiato alla colonna vertebrale, perforando i muscoli cervicali. Bastavano pochi centimetri e sarebbero stati lesi gli organi vitali", racconta a Tgcom24 il veterinario Andrea Bertollo che ha salvato Aaron.


Continua qui

martedì 16 aprile 2019

Brescia, vandalizzato dopo meno di 24 ore il monumento dedicato ai cani da soccorso

A Ghedi l'opera era stata inaugurata sabato mattina: nella notte qualcuno ha staccato la mano di bronzo che emergeva dalle macerie - simbolo dei terremoti di Amatrice e dell'Aquila - e l'ha gettata in un cespuglio
La foto del monumento 

sabato 13 aprile 2019

Il Viminale autorizza l'abbattimento dei lupi: "Se non ci sono altre soluzioni"

Secondo il ministero dell'Interno si avvicinano ai centri abitati, provocano allarme nella popolazione e minacciano la zootecnica. Ma scoppia la polemica


Spara, spara e spara. E c’è da capire che i falsi ambientalisti a 5 stelle diranno qualcosa o saranno compli dell’ennesima scelta discutibile di capitan Nutella.
Via libera all'abbattimento dei lupi, ma "solo a condizione che sia stata verificata l'assenza di altre soluzioni praticabili".

E' quanto prevede una circolare del ministero dell'Interno inviata ai commissari di governo delle Province di Trento e Bolzano e al presidente della Valle d'Aosta. Il Viminale rileva "un'emergenza" nazionale e "un aumento della presenza di lupi che, avvicinandosi ai centri abitati, provocano allarme nella popolazione".
Secondo Matteo Piantedosi, capo di Gabinetto del ministro dell'Interno Matteo Salvini, i gruppi di predatori "causano importanti danni economici agli allevatori, attaccando ovini, caprini e talvolta bovini nelle zone di pascolo e di ricovero". La specie è tutelata dalla legge 357 del 1997.

Trovate 4 api vive dentro l'occhio di una donna di Taiwan

Lunghe 4 millimetri, è una specie attratta da lacrime e sudore

Erano ben quattro e tutte ancora vive le api che i medici hanno trovato dentro l'occhio di una donna di 28 anni a Taiwan. Si tratta di api sudoripare, che sono attratte dal sudore e dalle lacrime. In questo caso erano entrate dentro l'occhio della donna mentre stava togliendo delle erbacce dalla tomba dei suoi familiari al cimitero. A segnalare la vicenda è la Bbc.
    Hong Chi Ting, medico dell'ospedale universitario di Fooyin, ha detto di essere rimasto scioccato nel vedere gli insetti, ognuno dei quali era lungo 4 millimetri. A queste api piace anche bere le lacrime delle persone, perchè ricche di proteine.
    Secondo quanto riferito dalla donna, l'occhio aveva iniziato a darle fastidio dopo una folata di vento, e aveva pensato che le fosse entrata della terra. Invece, dopo qualche ora era ancora gonfio e dolorante, tanto da non riuscire a chiuderlo completamente. "Guardando con il microscopio ho visto qualcosa di nero, che sembrava la zampa di un insetto - racconta il medico - L'ho afferrata, e molto lentamente tolto l'ape. Dopo ne ho vista un'altra, e poi ancora un'altra e un'altra. Le api erano intatte e tutte vive". Di solito questi insetti non attaccano le persone, "ma gli piace bere il sudore. Può darsi che la folata di vento le abbia spinte dentro l'occhio, dove sono rimaste intrappolate". La donna ha avuto fortuna, spiegano i medici, perchè non si è strofinata gli occhi, mentre le api erano dentro. "Avendo le lenti a contatto, non si è sfregata gli occhi, per paura di danneggiarle. Se lo avesse fatto, le api potrebbero aver prodotto veleno, lasciandola cieca". 

Continua qui

venerdì 12 aprile 2019

Gli insetti stanno morendo a velocità record: un segno che siamo già nella sesta estinzione di massa

Nel 2119 gli insetti potrebbero non esistere più. È quanto emerge dallo studio “Declino mondiale dell’entomofauna” pubblicato su ScienceDirect, che ha esaminato 73 rapporti sul calo degli insetti in tutto il mondo e ha rilevato come il numero totale dimunuisce ogni anno del 2.5%. Un ritmo di estinzione otto volte più veloce di quello registrato da mammiferi, uccelli e rettili. Un dato che, secondo gli autori dello studio, conferma che siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa. Ma gli insetti non sono gli unici a farne le spese…

Video

domenica 7 aprile 2019

È morto Tommy, il cane eroe che salvò le vittime del terremoto dell’Aquila: “Uno di noi”

È morto all’età di 13 anni Tommy, il cane eroe che ha salvato numerose vite dalle macerie durante i terremoti dell’Aquila nel 2009, di cui ricorre il decimo anniversario, e di Amatrice nel 2016. In lutto il corpo dei vigili del fuoco di Lecce: “Abbiamo perso un valido e coraggioso collega. anche da Lassù continua a lavorare per noi”.

Il corpo dei vigili del fuoco è in lutto per la morte di Tommy, il cane eroe che ha salvato tantissime vittime dei terremoti, tra cui quello dell'Aquila del 6 aprile 2009. Il labrador nero è deceduto giovedì 4 aprile, alla vigilia del decimo anniversario del sisma nella città abruzzese, in casa del suo conduttore, a Lecce, per vecchiaia: aveva 13 anni. Gran parte della sua vita l'ha trascorsa presso la caserma dei pompieri di Lecce, dove è entrato all'età di due anni, e dove si è particolarmente distinto nella ricerca di persone. Per questo e per le sue straordinarie doti di salvataggio è stato anche insignito nel 2010 del Premio Nazionale "Cani con le stellette" dall'allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per le vite salvata dalle macerie post terremoto nel Centro Italia.

Tommy, quel 6 aprile del 2009, riuscì a consentire il salvataggio di tre persone, rimaste sepolte nel crollo delle loro abitazioni all'Aquila e persino di un gattino, che riuscì a riconsegnare sano e salvo alla sua padrona.

Continua qui

sabato 6 aprile 2019

Anche i gatti riconoscono il loro nome

Lo dimostra un esperimento giapponese

Se il micio non risponde quando lo chiamate, probabilmente è perché non ne ha voglia: una ricerca giapponese ha infatti dimostrato che anche i gatti sanno riconoscere quando pronunciamo il loro nome, proprio come fanno i cani. Un nuovo punto a favore dell'intelligenza felina, segnato nero su bianco dai ricercatori dell'Università di Tokyo sulla rivista Scientific Reports.
Lo studio è stato condotto su 78 gatti domestici abituati a vivere in casa o nei cosiddetti 'cat cafè', caffetterie tematiche la cui principale attrazione è quella di permettere ai propri clienti di osservare e giocare con i gatti che vivono nel locale. Durante l'esperimento, uno dei ricercatori o lo stesso proprietario del felino doveva ripetere più volte quattro parole simili al nome del gatto, per abituarlo all'ascolto, e poi aggiungere il nome dell'animale, per vedere se e quando reagiva miagolando, drizzando le orecchie, muovendo la testa o la coda.
Continua qui

venerdì 5 aprile 2019

No all'abbattimento dei lupi, sì alla prevenzione e agli aiuti per la difesa

Mentre si discute a livello nazionale il “nuovo piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, varato dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa, in provincia Coldiretti chiede misure di prevenzione, "concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione”


AMBIENTE – Va bene la tutela degli animali selvatici, lupi e cinghiali in testa, ma anche agricoltori e allevatori chiedono più attenzione. 
Mentre si discute a livello nazionale il “nuovo piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, varato dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa, ad Alessandria torna sull'argomento Coldiretti, con la richiesta rivolta al ministro di “lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione”. 
Il piano, che dovrà essere portato in discussione alla conferenza Stato-Regioni, non contempla il capitolo “abbattimenti”, introdotto dal ministro precedente. Secondo Costa, infatti, “la convivenza tra il lupo e l'uomo è possibile”. Introduce, invece, il contrasto al bracconaggio e all'ibridazione tra lupi e cani. Si punta poi su piani di monitoraggio attenti. In regione Piemonte è attivo già da diversi anni un piano di monitoraggio denominato WoflsAlp”.

Coldiretti apprezza “il passo avanti del ministro Costa per ripristinare una situazione di equilibrio”, ma sottolinea come “la presenza di animali selvatici, dai lupi ai cinghiali, stia mettendo a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo anche in alcune aree della provincia alessandrina, la Val Borbera, Tortonese e Val Curone in particolare, dove si moltiplicano le segnalazioni di attacchi”.

Coldiretti Alessandria evidenzia così la necessità di “lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione e ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. – ha affermato il presidente provinciale Mauro Bianco - Ma è anche necessario rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti nonché quelli indiretti per aborti e cali di produzione, prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno”. 


Continua qui

giovedì 4 aprile 2019

Ragazzo disabile dà allarme e salva tartarughe alle Maldive

Gli animali erano imprigionati in groviglio reti e plastica

MILANO - Un ragazzo diversamente abile, Simone Di Mario, 19 anni di Roma, in vacanza alle Maldive con la mamma, Antonella Bonamoneta, è diventato un piccolo grande eroe sull'isola di Dhidhdhoo. Grazie a lui sono state salvate quattro tartarughe marine che erano rimaste imprigionate in un groviglio di reti e plastica in mezzo all'oceano. 

Il giovane, insieme alla madre e ai ragazzi maldiviani dell' associazione che ha reso nota la storia a Milano - la North Maldives che sostiene l'ecoturismo nell' arcipelago - stava tornando da una escursione su un'isola deserta, quando si è accorto del groviglio galleggiante e lo ha segnalato allo staff. Quando la barca si è accostata, ci si è accorti che all'interno c'erano quattro bellissime tartarughe della specie lepidochelys olivacea, rimaste imprigionate fra funi e reti, ormai sfinite nell'inutile tentativo di liberarsi e condannate a morte certa. 

E le hanno salvate. "Ali Shameeme e Rasheed Moosa, i nostri accompagnatori maldiviani, hanno lavorato duramente, tagliando reti e plastica con i coltelli, per liberare le tartarughe - racconta al telefono Antonella Bonamoneta - è stato difficilissimo, ma alla fine siamo riusciti a liberarle tutte e quattro. L'ultima l'abbiamo dovuta issare a bordo per togliere gli ultimi legacci e poi l'abbiamo liberata in acqua. Aver fatto qualcosa di concreto per l'oceano è stata un'esperienza straordinaria".

Continua qui

mercoledì 3 aprile 2019

Zoo chiuso da due mesi ma gli animali sono ancora lì (e rischiano di morire)

Lo Zoo Prudencio Navarro ha chiuso da due mesi ma gli animali sono ancora lì. Il parco zoologico di Ayamonte, cittadina spagnola a nord di Cadice, a due passi dal confine con il Portogallo e dalle fredde acque dell'Atlantico, era stata chiusa per motivi legati ad alcune morti di animali cui erano seguite le proteste di diverse associazioni animaliste. Al momento, non è dato sapere con certezza se, quelle morti, fossero legate alla situazione dello zoo che, dal punto di vista economico, stando alle ricostruzioni di questi giorni, non navigava in buone acque già da tempo.

Fatto sta che oggi, dopo due mesi dalla chiusura, diversi animali sono rimasti lì. Orsi, tigri, leoni, babbuini, cervi, sono ancora dentro quelle gabbie. Soli e abbandonati, nutriti per quello che si può, quegli animali sembrano cominciare a soffrire gravemente di quella nuova e incredibile condizione cui sono costretti. Per non parlare, come hanno comunicato gli attivisti di Proyecto Gran Simio, l'organizzazione non governativa di Alicante che ha denunciato lo stato di abbandono degli animali, delle pozze d'acqua, ormai stagnante, fonte di proliferazione di malattie pericolose. Tutti fattori che, insieme all'apatia, potrebbero arrivare ad uccidere gli animali ancora detenuti.

Continua qui

martedì 2 aprile 2019

Mia Canestrini, 'La ragazza dei lupi'. "Un lungo romanzo d'amore"

La biologa e scrittrice cesenate racconta dieci anni di studi sui branchi dell’Appennino romagnolo

Cesena, 1 aprile 2019 - «Quando un branco di lupi ulula, la loro immagine nascosta nel buio della notte e nel buio ancor più buio della nostra anima, è qualcosa di infinitamente potente». Una giovane donna bella e piena di passione, gli occhi gialli di un lupo con le orecchie pettinate dal vento, il naso verso le stelle concentrato negli odori della foresta, ed ecco che scatta un immaginario da leggenda. Eppure quella giovane donna, pur intrisa di poesia e sensibile al richiamo della foresta, è una scienziata, una studiosa rigorosa con le radici a Bagno di RomagnaMia Canestrini, 37 anni, è la «lupologa» più ricercata del momento; e non solo per il suo decennale impegno nel Parco delle Foreste Casentinesi sulle tracce dei lupi, ma perché quell’esperienza che «l’ha rapita tra i crinali scoscesi, che somigliano a un’immensa coperta di lana verde bottiglia, nelle cui pieghe, silenziosi, stanno i lupi», l’ha raccontata, con la grazia di chi sembra nato con la penna in mano, in un libro di successo: «La ragazza dei lupi» (Piemme editore). 

Continua qui

lunedì 1 aprile 2019

Capodoglio spiaggiato a Porto Cervo, nella pancia aveva chili di plastica

Nel Cagliaritano salvate due tartarughe, anche loro avevano ingerito i rifiuti non biodegradabili

PORTO CERVO (SASSARI)
Nelle buste recuperate dai veterinari si legge ancora chiaramente il codice a barre. L’ultimo piatto avvelenato finito nello stomaco del povero capodoglio che vagava agonizzante tra il Tirreno e le Bocche di Bonifacio. A soffocargli lo stomaco è stata proprio quella grande polpetta di plastica: 22 chili di materiali di ogni tipo, che i biologi hanno ritrovato mentre cercavano di capire la causa della morte di quel gigante del mare ritrovato tre giorni fa nella spiaggia di Cala Romantica, in una piccola baia vicino a Porto Cervo. Era una femmina e avrebbe dovuto partorire, ma forse per la stessa causa ha avuto un aborto e infatti i biologi hanno recuperato anche un feto di oltre 2 metri.
Continua qui

Pescatore inghiottito da una balena, i dubbi dei medici: “Solo graffi, dimesso in poche ore”

Ad avanzare i dubbi sulla ricostruzione dell’uomo sono medici ed esperti dopo aver valutato alcuni dettagli del suo racconto. Michael Packar...