venerdì 24 novembre 2017

Cosa significano tutti questi lupi uccisi e appesi


È stato un ottobre letteralmente di sangue per il lupo appenninico. Ben cinque esemplari sono stati ritrovati morti ed “esposti” in luoghi pubblici di diverse regioni d’Italia, un messaggio povero di contenuti ma tragicamente chiaro: la convivenza lupo-uomo non sta funzionando.
Due lupi uccisi e impiccati nel senese a inizio ottobre, un lupo decapitato ritrovato qualche giorno dopo a Pergola (Pesaro e Urbino), uno ucciso ed esposto a Rocca Priora, per arrivare all’episodio di Coriano, in cui un lupo è stato ucciso e appeso alla fermata dell’autobus.

Una vera e propria escalation di delitti, causati senza dubbio dalla bassezza di chi se ne è reso responsabile, ma che ci ricordano quanto siamo ancora lontani da una cultura ambientale accettabile.
 
Rabbia e indignazione sono d’obbligo, ma sono ormai anni che la situazione è statica ed evidentemente le condanne unilaterali, le indagini, le ricompense offerte a chi fornisce informazioni sui bracconieri, non bastano.

Quella di esporre brutalmente le carcasse dei lupi uccisi è una pratica che va necessariamente interpretata. Perché se gli allevatori avessero voluto solo proteggere il proprio gregge avrebbero optato per uccisioni silenti e il più possibile nascoste, visto che le sanzioni per chi abbatte il lupo sono piuttosto pesanti. Invece si sono presi la briga di mutilare e appendere le carcasse, accompagnandole in alcuni casi con messaggi scritti. Messaggi rivolti a chi?

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