mercoledì 22 giugno 2016

I primi lupetti delle Alpi nati in cattività, aiutateci a dare loro un nome

Nel Cuneese gioia per la cucciolata. Le proposte dei lettori per decidere come chiamarli


Entracque (Cuneo) 
 
Il lupo è amato o odiato. Mitizzato per che cosa rappresenta e anche solo per la sua presenza, ormai stabile dagli Anni 90 sulle Alpi italiane. Oggi ci sono 150 esemplari nel Nord Italia: 21 branchi e 4 coppie riproduttive in Piemonte. Ma è stato un ritorno lento. La «ricolonizzazione» è iniziata dalle Marittime, nel Cuneese, con una lunga migrazione: oltre mille km dall’Appennino abruzzese, dove i predatori non sono mai scomparsi. Uno spostamento inspiegabile solo per chi non conosce la biologia o non ha letto Jack London. Il declino del lupo sulle Alpi, iniziato a metà 700, è durato fino a 45 anni fa. Causa: la continua persecuzione dell’uomo. Ma le cose cambiano. Oggi la sua presenza avviene proprio grazie all’uomo e alle convenzioni europee, alla ricerca di un fragile equilibrio tra la presenza umana e la vita del diffidente predatore. 

Ieri, solstizio e primo giorno d’estate, pochi fortunati hanno potuto assistere alle prime cure a una cucciolata di sei lupacchiotti: tre maschi, altrettante femmine. Sono nati al centro «Uomini e Lupi» di Entracque, in valle Gesso. È la prima volta che, sulle Alpi, questi animali temuti e amati nascono in cattività. Sono in salute, pesano tra 2,5 e 2,8 kg, il loro pelo sta diventando sempre più grigio (alla nascita sono neri). 

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