Nel Cuneese gioia per la cucciolata. Le proposte dei lettori per decidere come chiamarli
Entracque (Cuneo)
Il lupo è amato o odiato. Mitizzato per che cosa rappresenta e
anche solo per la sua presenza, ormai stabile dagli Anni 90 sulle Alpi
italiane. Oggi ci sono 150 esemplari nel Nord Italia: 21 branchi e 4
coppie riproduttive in Piemonte. Ma è stato un ritorno lento. La
«ricolonizzazione» è iniziata dalle Marittime, nel Cuneese, con una
lunga migrazione: oltre mille km dall’Appennino abruzzese, dove i
predatori non sono mai scomparsi. Uno spostamento inspiegabile solo per
chi non conosce la biologia o non ha letto Jack London. Il declino del
lupo sulle Alpi, iniziato a metà 700, è durato fino a 45 anni fa. Causa:
la continua persecuzione dell’uomo. Ma le cose cambiano. Oggi la sua
presenza avviene proprio grazie all’uomo e alle convenzioni europee,
alla ricerca di un fragile equilibrio tra la presenza umana e la vita
del diffidente predatore.
Ieri, solstizio e primo giorno d’estate, pochi fortunati hanno potuto
assistere alle prime cure a una cucciolata di sei lupacchiotti: tre
maschi, altrettante femmine. Sono nati al centro «Uomini e Lupi» di
Entracque, in valle Gesso. È la prima volta che, sulle Alpi, questi
animali temuti e amati nascono in cattività. Sono in salute, pesano tra
2,5 e 2,8 kg, il loro pelo sta diventando sempre più grigio (alla
nascita sono neri).
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