Il fotografo Paolo Rossi sta preparando un documentario per raccontare il cambiamento delle nostre montagne a partire dagli anni 50: l’abbandono dei boschi dell’uomo e la rinascita degli animali, anche di alcuni che erano stati sterminati
Camminando in campagna o in un bosco, si può pensare di trovarsi (finalmente) in mezzo alla natura, lontano dall’uomo e dai suoi influssi. Ma basta guardarsi attorno con un poco più di attenzione per scoprire che non è per niente così. L’umano è ovunque: pianta gli alberi e poi li taglia, trasforma i prati in pascoli, costruisce e poi abbandona, semina, coltiva, cambia il paesaggio incessantemente. E non a caso la nostra era è chiamata Antropocene.
Il «naturale» o meglio il «selvatico», invece, che fine ha fatto? Dove lo troviamo adesso?
«Sopravvissuti all’homo sapiens» è il nuovo progetto di Paolo Rossi, «fotografo di lupi», che - attraverso un crowdfunding su Produzioni dal Basso per realizzare un cortometraggio - cercherà di dare una risposta a questa domanda. Una risposta complessa. Perché se è vero, come detto prima, che l’uomo è ovunque, è altrettanto innegabile che - in maniera anche un po’ paradossale - mentre il nostro impatto sta devastando il pianeta e distruggendo la «natura», contemporaneamente si vive in Italia (e non solo) un allontanamento dell’uomo dalle montagne e da molti boschi. Un allontanamento che - come spesso accade quando l’uomo se ne va - ha portato al ritorno di specie che hanno rischiato l’estinzione: dai lupi agli orsi.
Continua qui